Superbonus 110%: da incentivo win-win a fallimento del mercato

Una delle norme più controverse e più dibattute di questo periodo è l’ormai noto “Superbonus 110%”, ideato nel 2020 dall’allora governo Conte e pubblicato nell’art. 119 del DL 34/2020. La ratio sottostante questo bonus era evidente: migliorare l’efficienza energetica del nostro paese dando la possibilità anche a persone meno abbienti di procedere all’effettuazione di lavori fuori dal loro budget.

Di prima lettura questo incentivo risulta la tipica strategia “win win” che fa leva sul moltiplicatore keynesiano: le imprese edili effettuano molti lavori che non avrebbero effettuato, persone che non avrebbero potuto finanziare i lavori li commissionano e migliora l’efficienza energetica comune. Inoltre il tutto sarebbe corredato da un significativo aumento dei consumi (nuovi dipendenti con uno stipendio, risparmio dei committenti che aumentano il loro potere d’acquisto) e alla fine anche delle imposte e contributi, andando così a ridurre l’impatto negativo sulle casse dello Stato.

Ma quindi com’è possibile che una norma che sulla carta vincente sia stata così aspramente criticata e addirittura osteggiata dal governo Draghi? La risposta è semplice: la debolezza di questa norma è che nasconde un fallimento del mercato.

Per spiegarlo vi faccio un esempio del mio vecchio professore di Scienze delle finanze all’università. Immaginate di vivere con tanti coinquilini in un appartamento e dobbiate comprare un televisore comune: in normali condizioni di mercato, studiereste le varie offerte per trovare quella più vantaggiosa. Ora immaginate che uno dei coinquilini vi dica che pagherà lui tutto il televisore, voi dovete solo trovarlo: ovviamente non presterete la stessa attenzione che avreste posto se i soldi fossero usciti dalle vostre tasche.

Questo, in modo molto semplicistico, è quello che è accaduto con il Superbonus 110%: la gente non ha più cercato le condizioni di mercato ottimali ma si sono limitati a restare sotto i limiti di legge e le imprese hanno “gonfiato” i preventivi avendo come unico limite il massimale statale.

Ed ecco che un intervento che prima costava 100, costare 1000: perché?

Perché tanto paga lo Stato. Dimenticandoci però che lo Stato non è un entità astratta e benevola come il coinquilino generoso dell’esempio, lo Stato siamo tutti noi.