Taglio delle accise sul carburante: fino a quando?

Taglio delle accise: come impatta sul prezzo finale

Com’è noto dal mese di marzo 2022 il governo, per ridurre l’impatto economico negativo dovuto alla guerra in Ucraina (e alla speculazione sulla stessa), ha effettuato un taglio delle accise sui carburanti.

In particolare con il DL n.38 del 2 maggio 2022 questa rimodulazione, inizialmente prevista fino al 21 aprile, è stata prorogata fino all’8 luglio.

Questo intervento ha avuto un effetto importante sui prezzi ai distributori: se infatti prima della misura il prezzo aveva sforato i 2€ al litro, dopo era ritornato ad un livello (comunque alto) pre-guerra. Questo è dovuto al duplice effetto della manovra: riduzione effettiva del prezzo dovuta alla riduzione dell’accisa, riduzione dell’IVA per via della dell’imponibile minore.

Accise ridotte: e dopo l’8 luglio? Ipotesi proroga

Nonostante l’effetto “calmierante” della manovra si stia riducendo a vista d’occhio con il passare dei mesi (complici ulteriori speculazioni), una sua interruzione alla scadenza prevista avrebbe effetti devastanti per l’economia.

Infatti se i prezzi attuali già sono di nuovo vicini alla soglia “critica” dei 2€ al litro, con l’interruzione della misura si sforerebbero abbondantemente e probabilmente salirebbero a prezzi ancora superiori a quelli registrati nel mese di marzo 2022.

Per queste ragioni è al vaglio del parlamento una proroga di questa misura almeno per tutta l’estate (fino a settembre), periodo caratterizzato da alti consumi.

Riduzione accise: manovra sostenibile?

La riduzione delle aliquote è necessaria, ma ha un impatto estremamente negativo sulle casse dello Stato. Si pensi solamente che in mese la misura necessita di oltre un miliardo di Euro al mese per essere finanziata. Risulta quindi evidente che è, e deve rimanere, una manovra emergenziale in quanto non finanziariamente sostenibile per lunghi periodi.

Di contro partita, il “non rinnovo” della misura costerebbe in termini macroeconomici molto di più. Si creerebbe infatti una spirale negativa: riduzione del potere di acquisto, dei consumi e quindi anche del gettito.

In conclusione risulta quindi evidente che è auspicabile che la misura, benché non economicamente sostenibile, deve essere prorogata.

Ma fino a quando?

Il tempo necessario a trovare una soluzione politica alla crisi energetica dilagante.

O magari semplicemente fino a che non si cominci ad attuare un maggior controllo internazionale sulle speculazioni incontrollate dei mercati, volatili come non mai.